Ordine:"Milan, i messagi di Ibra".

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Ordine dal CorSport in edicola sulle parole di ieri di Ibrahimovic e sulla vittoria del Milan contro la Stella Rossa:

Prima di riavvolgere il nastro del fortunato mercoledì milanista scandito dalle prodezze di Leao e Camarda, bisogna registrare con qualche attenzione le parole spese da Ibrahimovic. Scolpiscono due concetti in modo chiaro: 1) la squadra consegnata a Fonseca è «molto più forte dello scorso anno» quando arrivò seconda, tanto per rinfrescare la memoria collettiva; 2) per gli arbitri «ci vuole rispetto e noi rispettiamo gli arbitri». Che significa, in modo pubblico e solenne, che il club non condivide aff atto la “sparata” di venerdì sera firmata dal tecnico portoghese a Bergamo a dispetto invece della chiave di lettura fatta uscire sabato mattina dagli uffi ci di casa Milan. Il significato mi sembra abbastanza evidente: Fonseca ha sbagliato su La Penna e sta ricavando pochi risultati dal mercato della passata estate. Questo significa che a dispetto della fiducia di facciata, la panchina di Fonseca è sotto processo per i risultati e anche per la comunicazione che espone il Milan a qualche fastidioso capitolo disciplinare. Poi c’è la questione infortuni, sventolata (in Portogallo dovrebbero informarsi sui canoni della scaramanzia; ndr) come merito dallo stesso Fonseca soltanto qualche giorno fa. Nel frattempo dopo il guaio muscolare capitato a Pulisic ecco quelli seguiti ieri sera a Loftus-Cheek prima e poi a Morata con una conseguenza già nota da tempo. E cioè a centrocampo i numeri della rosa sono contati e neppure del prossimo recupero di Bennacer si può fare conto perché dopo una sosta così lunga e un infortunio così complesso, la ripresa non sarà né veloce né subito efficace. Il rendimento scaduto di Theo Hernandez è la vera spina in gola di questo Milan che continua ad aspettare senza più trovare il suo travolgente francese, protagonista di cento accelerate irresistibili. Mentre Leao è uscito dal suo guscio, Theo è rimasto imbrigliato in una misteriosa crisi fatta di grandi disattenzioni e di gesti da immaturo: a Firenze si fece espellere, a partita fi nita, per un eccesso di proteste. Ieri a San Siro fa ancora peggio: si fa ammonire per aver calciare un secondo pallone entrato in campo. Impresa replicata dal sodale Tomori, che protesta durante il riscaldamento e così da diffidato, salterà la prossima con il Girona. È un altro segno di irresponsabilità che non si addice al club con le insegne delle 7 Champions sulla maglia. Alla fine della serata di calcio sgualcito e disordinato, inconcludente in qualche snodo, servono due acuti, di un campione non ancora conclamato, come Leao e di un profi lo di futuro bomber come Camarda, per portare a casa il 2 a 1 sufficiente per centrare il quarto successo consecutivo. Quei 12 punti in classifica sembrano la contraddizione vivente del Milan di oggi, un giorno dottor Jekyll e un giorno mister Hyde, sempre indecifrabile e per questo motivo impossibile da riscuotere la fiducia necessaria per i prossimi impegni.

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Prima di riavvolgere il nastro del fortunato mercoledì milanista scandito dalle prodezze di Leao e Camarda, bisogna registrare con qualche attenzione le parole spese da Ibrahimovic. Scolpiscono due concetti in modo chiaro: 1) la squadra consegnata a Fonseca è «molto più forte dello scorso anno» quando arrivò seconda, tanto per rinfrescare la memoria collettiva; 2) per gli arbitri «ci vuole rispetto e noi rispettiamo gli arbitri». Che significa, in modo pubblico e solenne, che il club non condivide aff atto la “sparata” di venerdì sera firmata dal tecnico portoghese a Bergamo a dispetto invece della chiave di lettura fatta uscire sabato mattina dagli uffi ci di casa Milan. Il significato mi sembra abbastanza evidente: Fonseca ha sbagliato su La Penna e sta ricavando pochi risultati dal mercato della passata estate. Questo significa che a dispetto della fiducia di facciata, la panchina di Fonseca è sotto processo per i risultati e anche per la comunicazione che espone il Milan a qualche fastidioso capitolo disciplinare. Poi c’è la questione infortuni, sventolata (in Portogallo dovrebbero informarsi sui canoni della scaramanzia; ndr) come merito dallo stesso Fonseca soltanto qualche giorno fa. Nel frattempo dopo il guaio muscolare capitato a Pulisic ecco quelli seguiti ieri sera a Loftus-Cheek prima e poi a Morata con una conseguenza già nota da tempo. E cioè a centrocampo i numeri della rosa sono contati e neppure del prossimo recupero di Bennacer si può fare conto perché dopo una sosta così lunga e un infortunio così complesso, la ripresa non sarà né veloce né subito efficace. Il rendimento scaduto di Theo Hernandez è la vera spina in gola di questo Milan che continua ad aspettare senza più trovare il suo travolgente francese, protagonista di cento accelerate irresistibili. Mentre Leao è uscito dal suo guscio, Theo è rimasto imbrigliato in una misteriosa crisi fatta di grandi disattenzioni e di gesti da immaturo: a Firenze si fece espellere, a partita fi nita, per un eccesso di proteste. Ieri a San Siro fa ancora peggio: si fa ammonire per aver calciare un secondo pallone entrato in campo. Impresa replicata dal sodale Tomori, che protesta durante il riscaldamento e così da diffidato, salterà la prossima con il Girona. È un altro segno di irresponsabilità che non si addice al club con le insegne delle 7 Champions sulla maglia. Alla fine della serata di calcio sgualcito e disordinato, inconcludente in qualche snodo, servono due acuti, di un campione non ancora conclamato, come Leao e di un profi lo di futuro bomber come Camarda, per portare a casa il 2 a 1 sufficiente per centrare il quarto successo consecutivo. Quei 12 punti in classifica sembrano la contraddizione vivente del Milan di oggi, un giorno dottor Jekyll e un giorno mister Hyde, sempre indecifrabile e per questo motivo impossibile da riscuotere la fiducia necessaria per i prossimi impegni.
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