L'ex Milan Andrea Conti ha deciso di smettere col calcio all'età di 31 anni. Le sue dichirazioni alla Gazzetta
"Sono esausto, sono anni che combatto con problemi fisici, infortuni e delusioni. Sono svincolato da un anno e negli ultimi tre ho giocato appena nove partite. Bisogna essere consapevoli della propria situazione, io non ce la faccio più e questa sarà la mia decisione definitiva. Ho perso la speranza. Sapevo che dopo la fine del contratto con la Samp non sarebbe stato facile e ne ho avuto riscontro in questi mesi, in cui comunque nessuno mi ha chiamato. Quindi meglio accettare che è finita e andare avanti. Futuro? No, ancora non lo so. Non voglio prendere decisioni avventate, mi sento solo di dire che mi vedo ancora nel calcio. Io sono uno di campo, magari mi piacerebbe allenare, ma è ancora presto per dirlo. Sto ancora metabolizzando che non giocherò mai più. Nel mio percorso sono stato sfortunato, ma so che la vita non finisce qui. Farò sicuramente altro. Non bisogna nascondersi, pure se è difficile da accettare. È tutto un lavoro mentale. Finisce un sogno: però per me, ultimamente, andare al campo non era più una gioia. Mi trascinavo, non ero più io. Ogni istante dopo il mio primo infortunio ho avuto paura di non sapere cosa ne sarebbe stato di me, del mio percorso, del mio futuro. È come fosse un fantasma che mi ha sempre accompagnato. Quando fai il calciatore sei consapevole di andare incontro a rischi simili, però poi ti succede nel momento migliore della tua vita e… un po’ te la cambia. Io posso dire che ho smesso di giocare per i tanti infortuni. Con un altro destino, chissà dove sarei ora.... Gasperini il mio miglior allenatore? Sì, lo metto al primo posto. Personalmente gli devo tantissimo e posso solo che parlarne bene: ti massacra in allenamento, ti spinge a dare tutto, ma poi in campo la domenica ne raccogli i frutti. Voli e non te ne accorgi. In più, sai sempre cosa fare senza che lui ti dica nient’altro. Non è uno che parla tanto con i giocatori, non dà eccessiva confidenza ma riesce sempre a toccare le corde giuste quando serve. Milan? La prima cosa che mi viene in mente, è l’impatto con Milanello. Fu incredibile. Già solo trovare tifosi che chiedevano foto, autografi, che erano lì sotto al sole per me. Mi sono sentito un po’ planato su un altro pianeta. Come quando prima della partita col Craiova c’erano 40mila persone fuori dallo stadio ad aspettare il pullman. Con Pioli mi sono trovato benissimo, anche se sono un po’ combattuto nel giudizio. Quando lui è arrivato al Milan ho iniziato a giocare sempre, poi mi sono rifatto male e da lì in avanti per lui sono sparito.
Era come non mi vedesse. Non mi ha mai dato una spiegazione, né nulla. Diciamo che è stato un ultimo schiaffo, perché mi sentivo bene".
Vedi l'allegato 9390