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CorSera: due giorni di tempo in più nella speranza che le proprietà di Inter e Milan (che si sarebbero intanto «avvicinate») siano nelle condizioni di definire e inviare il piano di acquisto per lo stadio di San Siro e le aree intorno. Così è durato circa un’ora, giusto il tempo di decidere di riaggiornarsi, l’incontro di ieri sera in Comune tra i rappresentanti dei due club (Carlo Ligori e Katherine Ralph di Oaktree, Paolo Scaroni presidente del Milan, Giuseppe Bonomi advisor dei rossoneri e un rappresentante di RedBird) e il sindaco di Milano Beppe Sala, desideroso di capire quali fossero gli ostacoli sorti al momento delle firme al Docfap (documento di fattibilità delle
alternative progettuali) e le tempistiche dell’operazione. Nella lettera di convocazione aveva ribadito la necessità di «procedere a una tempestiva pianificazione e programmazione delle proprie valutazioni e decisioni». San Siro deve diventare di proprietà privata prima che a settembre il secondo anello compia i 70 anni, quando scatterebbero vincoli più rigidi. Il punto di dissidio riguardava la parte del piano che doveva stabilire cosa potrebbe succedere se uno dei due club dovesse sfilarsi dal progetto. L’altro che resta può proseguire? E mantenendo quanto del lavorosvolto in due? E, nel caso restasse una sola società desiderosa di costruire il nuovo San Siro, quale sarebbe il progettista? Non sono punti marginali, ma ieri era aumentato l’ottimismo: le posizioni delle due proprietà (Oaktree e RedBird) si sono avvicinate e potrebbe non volerci molto per trovare la quadra. Il sindaco se lo augura: la clausola che garantisce che il progetto possa continuare anche con una sola società gli sta necessariamente molto a cuore. Le fasi dell’iter amministrativo prevedono che dopo il deposito del Docfap tocchi al Comune istruire la pratica. Poi la palla passa alla conferenza dei servizi che dovrebbe concludersi con la dichiarazione di pubblico interesse. Contemporaneamente si lavora sull’offerta d’acquisto. Il Comune ha deciso che istruirà
una gara per capire se ci sono altri soggetti interessati all’acquisto, anche se è evidente come Inter e Milan siano i soggetti in pole per l’acquisto di San Siro.
alternative progettuali) e le tempistiche dell’operazione. Nella lettera di convocazione aveva ribadito la necessità di «procedere a una tempestiva pianificazione e programmazione delle proprie valutazioni e decisioni». San Siro deve diventare di proprietà privata prima che a settembre il secondo anello compia i 70 anni, quando scatterebbero vincoli più rigidi. Il punto di dissidio riguardava la parte del piano che doveva stabilire cosa potrebbe succedere se uno dei due club dovesse sfilarsi dal progetto. L’altro che resta può proseguire? E mantenendo quanto del lavorosvolto in due? E, nel caso restasse una sola società desiderosa di costruire il nuovo San Siro, quale sarebbe il progettista? Non sono punti marginali, ma ieri era aumentato l’ottimismo: le posizioni delle due proprietà (Oaktree e RedBird) si sono avvicinate e potrebbe non volerci molto per trovare la quadra. Il sindaco se lo augura: la clausola che garantisce che il progetto possa continuare anche con una sola società gli sta necessariamente molto a cuore. Le fasi dell’iter amministrativo prevedono che dopo il deposito del Docfap tocchi al Comune istruire la pratica. Poi la palla passa alla conferenza dei servizi che dovrebbe concludersi con la dichiarazione di pubblico interesse. Contemporaneamente si lavora sull’offerta d’acquisto. Il Comune ha deciso che istruirà
una gara per capire se ci sono altri soggetti interessati all’acquisto, anche se è evidente come Inter e Milan siano i soggetti in pole per l’acquisto di San Siro.
