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Carlo Pellegatti sul Milan:"Le recenti vicende del nostro caro, vecchio, decrepito Milan, come lo chiamava sempre il presidente Berlusconi, mi hanno fatto venire voglia di leggermi un passo dell’Odissea di Omero, il grande poeta leggendario nato 800 anni Avanti Cristo; si disse che fosse cieco. Si parla di Penelope. Penelope aveva dei pretendenti, perché pensavano che Ulisse fosse morto. Lei diceva “No!” prima di finire il manto funebre di Laerte, il papà di Ulisse. “Così parlava, e noi si rimaneva persuasi. Allora durante il giorno andava tessendo la grande tela, ma le notti via via la disfaceva, collocando accanto a sé delle fiaccole. E per tre anni operava in segreto e teneva a bada gli Achei. Ma quando arrivò il quarto anno e fecero ritorno le stagioni allora una delle ancelle parlò: sapeva dell’inganno. Così Penelope la dovette finire anche senza averne voglia. E perché parlo di Penelope e dell’Odissea? Perché Giorgio Furlani, riguardo la questione del Direttore Sportivo, mi sembra proprio come Penelope: di giorno tesse e di notte disfa. Berta si sapeva andasse all’Arsenal, Paratici si sapeva fosse inibito. Sartori e Manna si sapeva che non si muovessero. Adesso Igli Tare che aspetta ancora la risposta e passano i giorni. E secondo me si va verso un nome. Lentamente, ma si va verso ques⁸to nome: Tony D’Amico dell’Atalanta”.