Bello straparlare senza avere contezza nè dell'argomento, nè dei fatti. Come forse qualcuno ricorderà, sono medico dello sport, e lavoro a Roma. Conosco bene il caso di Bove, che non è certo un unicum, ma si inserisce alla perfezione nel contesto di prevenzione cardiaca per cui ogni giorno lavoriamo. Un tema per molti aspetti ancora dibattuto e in via di sviluppo, motivo per cui esistono criteri e linee guida sui quali basarci per prendere le decisioni. Nel contempo, lavoriamo ogni giorno per migliorare la capacità di individuare i soggetti "a più alto rischio" di eventi come questo, ma si tratta essenzialmente, come si evince dall'espressione stessa, di un ragionamento complesso e con una significativa componente statistico-probabilistica. Il messaggio è semplicemente che il mondo là fuori è molto più complicato di come appare, e tagliarlo con l'accetta con ragionamenti semplicistici ed assolutistici non vi aiuterà a comprenderlo meglio (anzi). Solo una certezza vi posso dare: nessuno si è comprato nessun certificato medico dato che 1) qualora non lo sappiate, il medico certificatore in caso di eventi infausti è PENALMENTE responsabile, oltre alla responsabilità civile tutt'altro che banale (significa che se dovessi mai risarcire i familiari di un calciatore professionista deceduto, non mi basterebbero sei vite di lavoro per farlo); 2) conosco PERSONALMENTE i colleghi coinvolti, e posso mettere la mano sul fuoco sulla loro preparazione scientifica e sul fatto che hanno sempre agito nel migliore interesse dell'atleta.