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Tuttosport in edicola: una protesta che non sembra destinata a fermarsi. È ormai pubblica la spaccatura tra il Milan e la sua tifoseria, con la Curva Sud che domenica sera ha prima fi schiato i giocatori dopo il deludente 0-0 contro il Genoa, poi intonato diverse volte il coro: «Noi non siamo americani» e, una volta usciti dallo stadio, ha srotolato i due striscioni che le autorità di polizia avevano bloccato dove veniva contestata proprietà e dirigenza con i seguenti testi: «Società Milan: vi abbiamo aspettato e sostenuto a oltranza, della vostra mediocrità ne abbiamo abbastanza» e anche «Dirigenti incapaci, società senza ambizione. Non siete all’altezza della nostra storia». I segnali erano già stati mandati alla fine dello scorso campionato, quando il tifo organizzato aveva scelto la via del silenzio e della curva vuota per manifestare il proprio dissenso verso le scelte che stavano per essere prese per la panchina (Lopetegui) e per l’assenza nell’aria di una voglia di rivalsa nei confronti della seconda stella dell’Inter. Ma non è soltanto la Curva Sud, che insieme all’Aimc sono la parte più esposta mediaticamente e a livello organizzativo, ma è tutto l’ambiente milanista del tifo che è disilluso dall’attuale gestione. Nemmeno le notizie dei rinnovi ormai prossimi alla fi rma di Mike Maignan, Tijjani Reijnders e Christian Pulisic hanno cambiato l’umore della piazza, che invece non riesce più a trattenere il proprio sentimento contro l’impostazione societaria attuale.
A Verona, tra 48 ore, si capirà qualcosa di più ma sarà il 29 dicembre, contro la Roma a San Siro, che si avrà il vero termometro della situazione anche se il clima di contestazione non si placherà. E le immagini di Milano sono rimbalzate anche negli Stati Uniti, dove CBS Sport ha ripreso e rilanciato quanto successo dopo Milan-Genoa. I social brulicano di commenti anti proprietà da mesi, ma quanto visto sia domenica sia lunedì sera fuori dall’Armani Silos, dove la Sud ha dedicato pochi applausi e molti inviti a tirare fuori gli attributi ai giocatori (la dirigenza è entrata e uscita da un ingresso secondario per motivi di ordine pubblico) sono un segnale molto eloquente di quanto sia ormai profonda la spaccatura. Da mesi, poi, proseguono le proteste sul caro biglietti, con un recente comunicato dell’Aimc che ha duramente contestato il fatto che gli abbonamenti alla Champions League abbiano avuto – in media – un costo superiore all’acquisto dei singoli biglietti delle gare casalinghe dove, a parte il Liverpool, sono presenti partite di seconda/terza fascia. Un clima che, di certo, non avrà fatto piacere a nessuno del board milanista, sia a Milano sia a New York.
A Verona, tra 48 ore, si capirà qualcosa di più ma sarà il 29 dicembre, contro la Roma a San Siro, che si avrà il vero termometro della situazione anche se il clima di contestazione non si placherà. E le immagini di Milano sono rimbalzate anche negli Stati Uniti, dove CBS Sport ha ripreso e rilanciato quanto successo dopo Milan-Genoa. I social brulicano di commenti anti proprietà da mesi, ma quanto visto sia domenica sia lunedì sera fuori dall’Armani Silos, dove la Sud ha dedicato pochi applausi e molti inviti a tirare fuori gli attributi ai giocatori (la dirigenza è entrata e uscita da un ingresso secondario per motivi di ordine pubblico) sono un segnale molto eloquente di quanto sia ormai profonda la spaccatura. Da mesi, poi, proseguono le proteste sul caro biglietti, con un recente comunicato dell’Aimc che ha duramente contestato il fatto che gli abbonamenti alla Champions League abbiano avuto – in media – un costo superiore all’acquisto dei singoli biglietti delle gare casalinghe dove, a parte il Liverpool, sono presenti partite di seconda/terza fascia. Un clima che, di certo, non avrà fatto piacere a nessuno del board milanista, sia a Milano sia a New York.