Milan: Ibra consulente. DS a rilento. Furlani e Moncada...

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Il CorSport in edicola su come cambia il Milan a livello dirigenziale: Ll mea culpa mea culpa mea maxima culpa in casa Milan l’hanno pronunciato a turno un po’ tutti. Ha cominciato Zlatan Ibrahimovic, Senior Advisor di Red Bird, durante le conferenze stampa di presentazione dei nuovi acquisti di gennaio, arrivati per sistemare gli errori fatti nella campagna estiva. Ha proseguito Giorgio Furlani, amministratore delegato, con la forte presa di responsabilità davanti alle telecamere che compete a chi decide e, di conseguenza, a chi ha su di sé (formalmente) tutte le colpe formali della situazione in corso. Ha chiuso, sabato sera, il presidente Paolo Scaroni, con l’ammissione di profonda delusione e di necessità di un serio esame di coscienza. «Ci stiamo facendo delle domande sul futuro:
come far sì che il futuro sia migliore?». Scaroni ha sintetizzato così la realtà del club rossonero. E le due settimane di sosta per gli impegni delle nazionali iniziate oggi potrebbero dare più di un’indicazione su quello che sarà il Milan del prossimo futuro. Non si attende una rivoluzione in senso letterale: il ruolo apicale, quello di Giorgio Furlani, è stato confermato e ampiamente ribadito. Sarà lui a prendere in prima ed ultima istanza tutte le decisioni. Approfittando della pausa nazionali, intanto, l’ad si recherà a Dubai per degli incontri con i partner commerciali del club. Si modificherà, invece, chi gli sta attorno, quantomeno nei compiti.

Innanzitutto, è previsto l’inserimento di una nuova figura ma il casting procede a rilento. Furlani, infatti, è alla ricerca di un direttore sportivo che si occupi in maniera costante delle questioni sportive inerenti al campo, allo spogliatoio e alla ricerca-selezione dei giocatori. Ad oggi, il nome in pole è quello di Fabio Paratici, sulla cui testa pende, però, la squalifica fino al luglio 2025 subita nell’ambito del processo plusvalenze del 2023. L’ex Juventus, a prescindere da questo ostacolo temporale, viene considerato tra i papabili per via della sua grande esperienza nel calcio italiano e per le capacità di gestione del gruppo squadra dal punto di vista del management. Restano in lizza Tony D’Amico, direttore sportivo dell’Atalanta, incontrato nel corso della scorsa settimana, e qualche possibile outsider.

Con l’arrivo del ds, Geoffrey Moncada tornerà - felicemente - nel ruolo originale di capo scout, collaborando a stretto contatto con il nuovo collega. Zlatan Ibrahimovic, reduce dalla forte presenza mediatica e al fianco della squadra delle ultime settimane, invece, perderà centralità. È probabile che lo svedese ricopra un ruolo più idoneo alla definizione di consulente: dirà la sua, sarà il referente di Gerry Cardinale, fungerà anche da uomo immagine, ma non avrà l’ultima parola, soprattutto sulle questioni sportive. Il Milan, dunque, è destinato a cambiare, a svilupparsi. D’altronde, la stagione in corso è stata piena di errori che non possono passare inosservati: l’ammissione di colpa non basta.

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Mika

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Il CorSport in edicola su come cambia il Milan a livello dirigenziale: Ll mea culpa mea culpa mea maxima culpa in casa Milan l’hanno pronunciato a turno un po’ tutti. Ha cominciato Zlatan Ibrahimovic, Senior Advisor di Red Bird, durante le conferenze stampa di presentazione dei nuovi acquisti di gennaio, arrivati per sistemare gli errori fatti nella campagna estiva. Ha proseguito Giorgio Furlani, amministratore delegato, con la forte presa di responsabilità davanti alle telecamere che compete a chi decide e, di conseguenza, a chi ha su di sé (formalmente) tutte le colpe formali della situazione in corso. Ha chiuso, sabato sera, il presidente Paolo Scaroni, con l’ammissione di profonda delusione e di necessità di un serio esame di coscienza. «Ci stiamo facendo delle domande sul futuro:
come far sì che il futuro sia migliore?». Scaroni ha sintetizzato così la realtà del club rossonero. E le due settimane di sosta per gli impegni delle nazionali iniziate oggi potrebbero dare più di un’indicazione su quello che sarà il Milan del prossimo futuro. Non si attende una rivoluzione in senso letterale: il ruolo apicale, quello di Giorgio Furlani, è stato confermato e ampiamente ribadito. Sarà lui a prendere in prima ed ultima istanza tutte le decisioni. Approfittando della pausa nazionali, intanto, l’ad si recherà a Dubai per degli incontri con i partner commerciali del club. Si modificherà, invece, chi gli sta attorno, quantomeno nei compiti.

Innanzitutto, è previsto l’inserimento di una nuova figura ma il casting procede a rilento. Furlani, infatti, è alla ricerca di un direttore sportivo che si occupi in maniera costante delle questioni sportive inerenti al campo, allo spogliatoio e alla ricerca-selezione dei giocatori. Ad oggi, il nome in pole è quello di Fabio Paratici, sulla cui testa pende, però, la squalifica fino al luglio 2025 subita nell’ambito del processo plusvalenze del 2023. L’ex Juventus, a prescindere da questo ostacolo temporale, viene considerato tra i papabili per via della sua grande esperienza nel calcio italiano e per le capacità di gestione del gruppo squadra dal punto di vista del management. Restano in lizza Tony D’Amico, direttore sportivo dell’Atalanta, incontrato nel corso della scorsa settimana, e qualche possibile outsider.

Con l’arrivo del ds, Geoffrey Moncada tornerà - felicemente - nel ruolo originale di capo scout, collaborando a stretto contatto con il nuovo collega. Zlatan Ibrahimovic, reduce dalla forte presenza mediatica e al fianco della squadra delle ultime settimane, invece, perderà centralità. È probabile che lo svedese ricopra un ruolo più idoneo alla definizione di consulente: dirà la sua, sarà il referente di Gerry Cardinale, fungerà anche da uomo immagine, ma non avrà l’ultima parola, soprattutto sulle questioni sportive. Il Milan, dunque, è destinato a cambiare, a svilupparsi. D’altronde, la stagione in corso è stata piena di errori che non possono passare inosservati: l’ammissione di colpa non basta.

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il DS mi raccomando, prendiamolo il 1 Settembre 2025...
 

Lineker10

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Anche dovesse arrivare un bravo DS, cosa che dubito, non è che sia un mago che in pochi mesi raddrizza i disastri fatti in due anni da questi mentecatti.

La prossima stagione sarà comunque di transizione.

Che poi sarebbe anche quella giusta per impostare un progetto tecnico serio da zero, visto che non ci sono Europei o Mondiali in estate e noi non avremo coppe infrasettimanali da giocare, probabilmente.
 

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come far sì che il futuro sia migliore?». Scaroni ha sintetizzato così la realtà del club rossonero. E le due settimane di sosta per gli impegni delle nazionali iniziate oggi potrebbero dare più di un’indicazione su quello che sarà il Milan del prossimo futuro. Non si attende una rivoluzione in senso letterale: il ruolo apicale, quello di Giorgio Furlani, è stato confermato e ampiamente ribadito. Sarà lui a prendere in prima ed ultima istanza tutte le decisioni. Approfittando della pausa nazionali, intanto, l’ad si recherà a Dubai per degli incontri con i partner commerciali del club. Si modificherà, invece, chi gli sta attorno, quantomeno nei compiti.

Innanzitutto, è previsto l’inserimento di una nuova figura ma il casting procede a rilento. Furlani, infatti, è alla ricerca di un direttore sportivo che si occupi in maniera costante delle questioni sportive inerenti al campo, allo spogliatoio e alla ricerca-selezione dei giocatori. Ad oggi, il nome in pole è quello di Fabio Paratici, sulla cui testa pende, però, la squalifica fino al luglio 2025 subita nell’ambito del processo plusvalenze del 2023. L’ex Juventus, a prescindere da questo ostacolo temporale, viene considerato tra i papabili per via della sua grande esperienza nel calcio italiano e per le capacità di gestione del gruppo squadra dal punto di vista del management. Restano in lizza Tony D’Amico, direttore sportivo dell’Atalanta, incontrato nel corso della scorsa settimana, e qualche possibile outsider.

Con l’arrivo del ds, Geoffrey Moncada tornerà - felicemente - nel ruolo originale di capo scout, collaborando a stretto contatto con il nuovo collega. Zlatan Ibrahimovic, reduce dalla forte presenza mediatica e al fianco della squadra delle ultime settimane, invece, perderà centralità. È probabile che lo svedese ricopra un ruolo più idoneo alla definizione di consulente: dirà la sua, sarà il referente di Gerry Cardinale, fungerà anche da uomo immagine, ma non avrà l’ultima parola, soprattutto sulle questioni sportive. Il Milan, dunque, è destinato a cambiare, a svilupparsi. D’altronde, la stagione in corso è stata piena di errori che non possono passare inosservati: l’ammissione di colpa non basta.
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come far sì che il futuro sia migliore?». Scaroni ha sintetizzato così la realtà del club rossonero. E le due settimane di sosta per gli impegni delle nazionali iniziate oggi potrebbero dare più di un’indicazione su quello che sarà il Milan del prossimo futuro. Non si attende una rivoluzione in senso letterale: il ruolo apicale, quello di Giorgio Furlani, è stato confermato e ampiamente ribadito. Sarà lui a prendere in prima ed ultima istanza tutte le decisioni. Approfittando della pausa nazionali, intanto, l’ad si recherà a Dubai per degli incontri con i partner commerciali del club. Si modificherà, invece, chi gli sta attorno, quantomeno nei compiti.

Innanzitutto, è previsto l’inserimento di una nuova figura ma il casting procede a rilento. Furlani, infatti, è alla ricerca di un direttore sportivo che si occupi in maniera costante delle questioni sportive inerenti al campo, allo spogliatoio e alla ricerca-selezione dei giocatori. Ad oggi, il nome in pole è quello di Fabio Paratici, sulla cui testa pende, però, la squalifica fino al luglio 2025 subita nell’ambito del processo plusvalenze del 2023. L’ex Juventus, a prescindere da questo ostacolo temporale, viene considerato tra i papabili per via della sua grande esperienza nel calcio italiano e per le capacità di gestione del gruppo squadra dal punto di vista del management. Restano in lizza Tony D’Amico, direttore sportivo dell’Atalanta, incontrato nel corso della scorsa settimana, e qualche possibile outsider.

Con l’arrivo del ds, Geoffrey Moncada tornerà - felicemente - nel ruolo originale di capo scout, collaborando a stretto contatto con il nuovo collega. Zlatan Ibrahimovic, reduce dalla forte presenza mediatica e al fianco della squadra delle ultime settimane, invece, perderà centralità. È probabile che lo svedese ricopra un ruolo più idoneo alla definizione di consulente: dirà la sua, sarà il referente di Gerry Cardinale, fungerà anche da uomo immagine, ma non avrà l’ultima parola, soprattutto sulle questioni sportive. Il Milan, dunque, è destinato a cambiare, a svilupparsi. D’altronde, la stagione in corso è stata piena di errori che non possono passare inosservati: l’ammissione di colpa non basta.

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