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Ennesima inchiesta del Corriere della Sera sulla catena di controllo del Milan, da Elliott a Blue Skye di Cerchione e D'Avanzo e gli affari con Briatore. Con un giallo di quota 6001.
Ecco l'articolo completo dell'inchiesta.
Il Milan e i garage del Generalissimo. Elliott, il grande fondo americano, è molto abbottonato sugli investimenti. Così per sapere se davvero nel suo portafoglio da 41 miliardi di dollari è entrata una parte del patrimonio che fu del dittatore spagnolo Francisco Franco, bisogna affrontare un insidioso labirinto societario. Percorrendolo si incappa in una grande finanziaria da 1,5 miliardi di asset, pressoché sconosciuta. Governa una serie di partecipazioni europee, una delle quali ha prodotto perdite consistenti. Buco di origine «alcolica», a quanto pare. Un’altra ci conduce proprio da Francisco Franco Martínez Bordiú, nipote del (quasi omonimo) Caudillo spagnolo.
Milan, magica combinazione
Per altri rami societari della stessa pianta (Elliott) arriviamo invece in casa rossonera. Qui i milanisti si stanno godendo, come da tempo non succedeva, una magica combinazione di adrenalina e valeriana: il grande avvio di stagione e il relax di avere un socio principale solidissimo. Sanno bene, però, che l’hedge fund per sua natura non è un azionista paziente. E poi resta sempre un nodo da sciogliere: Paul Singer, il gran capo del fondo americano, ha totalmente mano libera nel governo del club? O c’è un patto segreto che lo lega a qualche investitore? Un bilancio appena pubblicato dal secondo socio, Blue Skye, alimenta ancor di più gli interrogativi. Proviamo a capirne di più.
I soci «ufficiosi» del Milan e la società in Lussemburgo
Tutto ruota intorno alla società lussemburghese Project Redblack (un nome che suona come «progetto rossonero») che detiene indirettamente il controllo pressoché totale del club. È cosa nota, ormai. Molto meno lo sono certi dettagli assai significativi e alcune zone d’ombra che il fondo Usa tuttora non chiarisce. Il bilancio del Milan dice che lì sopra, nella controllante Project, il capitale è detenuto da due fondi del gruppo Elliott e da Blue Skye. Le rispettive quote sono circa del 95% e del 5%, secondo quanto ha sempre fatto trapelare Elliot ufficiosamente. Senza mai impegnarsi ufficialmente.
Chi è Blue Skye e dove investe: bilanci optional
Blue Skye è la finanziaria di Gianluca D’Avanzo e Salvatore Cerchione che, tra l’altro, ha già investito nel Grand Hotel Bauer di Venezia, nel gruppo Cipriani (proprietario dell’Harry’s Bar) e più di recente ha rilevato il 31% di Pencil, la holding di Fila, scatenando una guerra contro Massimo Candela, azionista di controllo del gruppo delle matite. Tre anni fa D’Avanzo e Cerchione accompagnarono l’hedge fund nel finanziamento a Yonghong Li. Poi, con il cinese insolvente, Elliott e Blue Skye hanno incassato la garanzia, cioè il Milan. Se i bilanci recenti di Blue Skye fossero depositati si avrebbe un quadro più chiaro. Lo stesso vale per le società di Elliott. Dovrebbero esserlo non perché lo impone la legge (in Lussemburgo, per esempio, è tutt’altro che restrittiva) ma perché lo impone il tipo di investimento: un top club di calcio con tutto il coinvolgimento sociale che ne deriva. A maggior ragione dopo un periodo a dir poco opaco come quello del precedente proprietario Yonghong Li, largamente finanziato proprio da Elliott nonostante una evidente inadeguatezza patrimoniale.
Gli affari di Blue Skye con Briatore
La novità degli ultimi giorni è che D’Avanzo e Cerchione hanno messo a punto e firmato un nuovo bilancio di Blue Skye: quello del 2016. Un gap di 4 anni. Cioè esattamente quelli delle staffetta Berlusconi-Li (2017), l’ingresso di Elliott con Blue Skye, fino ad oggi. Nel consuntivo 2016 ci sono però le tracce di affari in comune realizzati con Flavio Briatore, di cui non si sapeva nulla, e proseguiti anche negli anni successivi sul fronte «Billionaire Lifestyle». Ma è poco più di una curiosità.
Milan, la chiave nelle azioni A-B e C
La chiave è nei numeri della società proprietaria del Milan. Il capitale di Project è composto complessivamente da 12.000 azioni. Quindi la maggioranza assoluta si raggiunge a quota 6.001 azioni. Sappiamo che ci sono tre categorie di azioni (A-B-C). Sappiamo anche che hanno tutte uguale diritto di voto. Sappiamo che all’inizio Blue Skye aveva tutte le 12 mila azioni. Infine sappiamo con certezza che 5.999 azioni di categoria A (49,99% del capitale) sono state rilevate e sono tuttora di Elliott. Possiamo supporre che tutte le 512 azioni B (4,26%) siano di Blue Skye perché c’è un suo uomo in consiglio di amministrazione in rappresentanza di quella categoria di titoli. E poi perché è compatibile con quanto finora hanno fatto trapelare. Ma 512 non è un numero a caso. Restano infatti le azioni C che sono 5.489 (45,74%). Ora, provate a sommare B e C: fa esattamente 6.001 rendendo così, nei numeri, il pacchetto in mano a Blue Skye il vero ago della bilancia. Da una parte o dall’altra determina la maggioranza assoluta.
Il mistero del socio C tra Elliott e Blue Skye
Solo che della componente C non sappiamo nulla da tre anni. In teoria se non ci fossero stati movimenti (registrati e depositati invece in categoria A da Elliott) dovrebbero essere ancora tutte in capo a Blue Skye che in questa ipotesi avrebbe numericamente la maggioranza del Milan, sebbene la gestione di Project richieda maggioranze qualificate (60%) per le decisioni più importanti. E se C fosse un socio «in sonno», di fatto coperto fiduciariamente da Elliott e Blue Skye? Ogni richiesta di chiarimento ufficiale e documentale rivolta a Elliott ha trovato solo disponibilità a risposte ufficiose con la motivazione che il gruppo, per sua politica interna, non commenta la struttura degli investimenti. Ma su queste materie non ci può essere una versione dei fatti «suggerita», ci dovrebbero essere semplicemente fatti documentati. Elliott quando esercita la sua missione di fondo attivista è il numero uno nell’incalzare le società sulla trasparenza dei bilanci, della gestione e della governance. Blue Skye non ha risposto alla mail con richiesta di contatto.
Il 5% col turbo
Quindi ad oggi secondo la versione ufficiosa siamo sempre con Elliott al 95% circa (cioè azioni A dichiarate + C presunte) e Blue Skye intorno al 5%. Però con un misero 5% in tasca, sia D’Avanzo che Cerchione hanno una poltrona a testa nel consiglio di amministrazione del Milan composto da 9 membri. D’Avanzo ha poteri e deleghe nell’area amministrativa e finanza, e all’interno di quel perimetro può rappresentare la società, firmare la corrispondenza, gestire i conti correnti ecc. Siede anche nei cda di Milan Entertainment e Milan Real Estate con poteri analoghi. E chi è il «Financial & Administrative director» del club? Si chiama Aldo Savi, lavora in Blue Skye ed è un «asset manager delle principali iniziative di investimento». Insomma è un 5% che pesa parecchio. Andate però sul sito web di Blue Skye a cercare questa e le altre «principali iniziative di investimento». Non c’è nulla. Una mail di contatto e per il resto sembra la presentazione della cartolibreria sotto casa.
Birra da un miliardo di euro
Via da Milano, rotta verso la Spagna. Però, ancora una volta, per cercare di avere conferma sugli affari con gli eredi di Francisco Franco, morto nel 1975 dopo quattro decenni di potere politico e militare, bisogna ripassare dal Lussemburgo. Punto di partenza una strada periferica della capitale, di fronte a un elettrauto. Qui Elliott, negli uffici dell’Intertrust, gruppo di servizi amministrativi, ha domiciliato la sua European Investment Holding Company che custodisce 1,5 miliardi di asset finanziari. Il numero uno è la partecipazione in Ab inBev, acquisita con la fusione di Sab Miller e di cui si erano perse le tracce dal 2016. Ab inBev, belga, è la multinazionale della birra titolare dei marchi Corona, Budweiser, Stella Artois. La quota da oltre un miliardo, detenuta attraverso una società veicolo totalmente in pegno a Jp Morgan, è stata svalutata di 269 milioni a fine 2019. Tra società petrolifere (la norvegese Edge Petroleum) e di servizi finanziari (l’olandese Hiltermannn nel leasing), in una delle controllate (la Tiber) è custodita anche la quota di maggioranza del «nostro» Credito Fondiario.
La Diablo compra dagli eredi di Franco
Poi c’è la Diablo dotata dai manager Usa di 60 milioni per una serie di acquisti nell’ultimo anno e mezzo. E sulla base di notizie che arrivano da Madrid la Diablo ha rilevato dagli eredi di Francisco Franco una serie di proprietà immobiliari e società che gestiscono garage. In particolare gli uomini di Elliott hanno intavolato trattative e avuto come controparte il primo nipote del Generalissimo, Francisco de Asís Martínez-Bordiú Franco, 66 anni, che per perpetuare il lignaggio, ha cambiato l’ordine dei cognomi e adesso si chiama Francisco Franco Martínez Bordiú. Il patrimonio ereditario, complessivamente stimato in 500 milioni, era stato diviso nel 2017 dopo la morte dell’unica figlia, Carmen Franco.
Ecco l'articolo completo dell'inchiesta.
Il Milan e i garage del Generalissimo. Elliott, il grande fondo americano, è molto abbottonato sugli investimenti. Così per sapere se davvero nel suo portafoglio da 41 miliardi di dollari è entrata una parte del patrimonio che fu del dittatore spagnolo Francisco Franco, bisogna affrontare un insidioso labirinto societario. Percorrendolo si incappa in una grande finanziaria da 1,5 miliardi di asset, pressoché sconosciuta. Governa una serie di partecipazioni europee, una delle quali ha prodotto perdite consistenti. Buco di origine «alcolica», a quanto pare. Un’altra ci conduce proprio da Francisco Franco Martínez Bordiú, nipote del (quasi omonimo) Caudillo spagnolo.
Milan, magica combinazione
Per altri rami societari della stessa pianta (Elliott) arriviamo invece in casa rossonera. Qui i milanisti si stanno godendo, come da tempo non succedeva, una magica combinazione di adrenalina e valeriana: il grande avvio di stagione e il relax di avere un socio principale solidissimo. Sanno bene, però, che l’hedge fund per sua natura non è un azionista paziente. E poi resta sempre un nodo da sciogliere: Paul Singer, il gran capo del fondo americano, ha totalmente mano libera nel governo del club? O c’è un patto segreto che lo lega a qualche investitore? Un bilancio appena pubblicato dal secondo socio, Blue Skye, alimenta ancor di più gli interrogativi. Proviamo a capirne di più.
I soci «ufficiosi» del Milan e la società in Lussemburgo
Tutto ruota intorno alla società lussemburghese Project Redblack (un nome che suona come «progetto rossonero») che detiene indirettamente il controllo pressoché totale del club. È cosa nota, ormai. Molto meno lo sono certi dettagli assai significativi e alcune zone d’ombra che il fondo Usa tuttora non chiarisce. Il bilancio del Milan dice che lì sopra, nella controllante Project, il capitale è detenuto da due fondi del gruppo Elliott e da Blue Skye. Le rispettive quote sono circa del 95% e del 5%, secondo quanto ha sempre fatto trapelare Elliot ufficiosamente. Senza mai impegnarsi ufficialmente.
Chi è Blue Skye e dove investe: bilanci optional
Blue Skye è la finanziaria di Gianluca D’Avanzo e Salvatore Cerchione che, tra l’altro, ha già investito nel Grand Hotel Bauer di Venezia, nel gruppo Cipriani (proprietario dell’Harry’s Bar) e più di recente ha rilevato il 31% di Pencil, la holding di Fila, scatenando una guerra contro Massimo Candela, azionista di controllo del gruppo delle matite. Tre anni fa D’Avanzo e Cerchione accompagnarono l’hedge fund nel finanziamento a Yonghong Li. Poi, con il cinese insolvente, Elliott e Blue Skye hanno incassato la garanzia, cioè il Milan. Se i bilanci recenti di Blue Skye fossero depositati si avrebbe un quadro più chiaro. Lo stesso vale per le società di Elliott. Dovrebbero esserlo non perché lo impone la legge (in Lussemburgo, per esempio, è tutt’altro che restrittiva) ma perché lo impone il tipo di investimento: un top club di calcio con tutto il coinvolgimento sociale che ne deriva. A maggior ragione dopo un periodo a dir poco opaco come quello del precedente proprietario Yonghong Li, largamente finanziato proprio da Elliott nonostante una evidente inadeguatezza patrimoniale.
Gli affari di Blue Skye con Briatore
La novità degli ultimi giorni è che D’Avanzo e Cerchione hanno messo a punto e firmato un nuovo bilancio di Blue Skye: quello del 2016. Un gap di 4 anni. Cioè esattamente quelli delle staffetta Berlusconi-Li (2017), l’ingresso di Elliott con Blue Skye, fino ad oggi. Nel consuntivo 2016 ci sono però le tracce di affari in comune realizzati con Flavio Briatore, di cui non si sapeva nulla, e proseguiti anche negli anni successivi sul fronte «Billionaire Lifestyle». Ma è poco più di una curiosità.
Milan, la chiave nelle azioni A-B e C
La chiave è nei numeri della società proprietaria del Milan. Il capitale di Project è composto complessivamente da 12.000 azioni. Quindi la maggioranza assoluta si raggiunge a quota 6.001 azioni. Sappiamo che ci sono tre categorie di azioni (A-B-C). Sappiamo anche che hanno tutte uguale diritto di voto. Sappiamo che all’inizio Blue Skye aveva tutte le 12 mila azioni. Infine sappiamo con certezza che 5.999 azioni di categoria A (49,99% del capitale) sono state rilevate e sono tuttora di Elliott. Possiamo supporre che tutte le 512 azioni B (4,26%) siano di Blue Skye perché c’è un suo uomo in consiglio di amministrazione in rappresentanza di quella categoria di titoli. E poi perché è compatibile con quanto finora hanno fatto trapelare. Ma 512 non è un numero a caso. Restano infatti le azioni C che sono 5.489 (45,74%). Ora, provate a sommare B e C: fa esattamente 6.001 rendendo così, nei numeri, il pacchetto in mano a Blue Skye il vero ago della bilancia. Da una parte o dall’altra determina la maggioranza assoluta.
Il mistero del socio C tra Elliott e Blue Skye
Solo che della componente C non sappiamo nulla da tre anni. In teoria se non ci fossero stati movimenti (registrati e depositati invece in categoria A da Elliott) dovrebbero essere ancora tutte in capo a Blue Skye che in questa ipotesi avrebbe numericamente la maggioranza del Milan, sebbene la gestione di Project richieda maggioranze qualificate (60%) per le decisioni più importanti. E se C fosse un socio «in sonno», di fatto coperto fiduciariamente da Elliott e Blue Skye? Ogni richiesta di chiarimento ufficiale e documentale rivolta a Elliott ha trovato solo disponibilità a risposte ufficiose con la motivazione che il gruppo, per sua politica interna, non commenta la struttura degli investimenti. Ma su queste materie non ci può essere una versione dei fatti «suggerita», ci dovrebbero essere semplicemente fatti documentati. Elliott quando esercita la sua missione di fondo attivista è il numero uno nell’incalzare le società sulla trasparenza dei bilanci, della gestione e della governance. Blue Skye non ha risposto alla mail con richiesta di contatto.
Il 5% col turbo
Quindi ad oggi secondo la versione ufficiosa siamo sempre con Elliott al 95% circa (cioè azioni A dichiarate + C presunte) e Blue Skye intorno al 5%. Però con un misero 5% in tasca, sia D’Avanzo che Cerchione hanno una poltrona a testa nel consiglio di amministrazione del Milan composto da 9 membri. D’Avanzo ha poteri e deleghe nell’area amministrativa e finanza, e all’interno di quel perimetro può rappresentare la società, firmare la corrispondenza, gestire i conti correnti ecc. Siede anche nei cda di Milan Entertainment e Milan Real Estate con poteri analoghi. E chi è il «Financial & Administrative director» del club? Si chiama Aldo Savi, lavora in Blue Skye ed è un «asset manager delle principali iniziative di investimento». Insomma è un 5% che pesa parecchio. Andate però sul sito web di Blue Skye a cercare questa e le altre «principali iniziative di investimento». Non c’è nulla. Una mail di contatto e per il resto sembra la presentazione della cartolibreria sotto casa.
Birra da un miliardo di euro
Via da Milano, rotta verso la Spagna. Però, ancora una volta, per cercare di avere conferma sugli affari con gli eredi di Francisco Franco, morto nel 1975 dopo quattro decenni di potere politico e militare, bisogna ripassare dal Lussemburgo. Punto di partenza una strada periferica della capitale, di fronte a un elettrauto. Qui Elliott, negli uffici dell’Intertrust, gruppo di servizi amministrativi, ha domiciliato la sua European Investment Holding Company che custodisce 1,5 miliardi di asset finanziari. Il numero uno è la partecipazione in Ab inBev, acquisita con la fusione di Sab Miller e di cui si erano perse le tracce dal 2016. Ab inBev, belga, è la multinazionale della birra titolare dei marchi Corona, Budweiser, Stella Artois. La quota da oltre un miliardo, detenuta attraverso una società veicolo totalmente in pegno a Jp Morgan, è stata svalutata di 269 milioni a fine 2019. Tra società petrolifere (la norvegese Edge Petroleum) e di servizi finanziari (l’olandese Hiltermannn nel leasing), in una delle controllate (la Tiber) è custodita anche la quota di maggioranza del «nostro» Credito Fondiario.
La Diablo compra dagli eredi di Franco
Poi c’è la Diablo dotata dai manager Usa di 60 milioni per una serie di acquisti nell’ultimo anno e mezzo. E sulla base di notizie che arrivano da Madrid la Diablo ha rilevato dagli eredi di Francisco Franco una serie di proprietà immobiliari e società che gestiscono garage. In particolare gli uomini di Elliott hanno intavolato trattative e avuto come controparte il primo nipote del Generalissimo, Francisco de Asís Martínez-Bordiú Franco, 66 anni, che per perpetuare il lignaggio, ha cambiato l’ordine dei cognomi e adesso si chiama Francisco Franco Martínez Bordiú. Il patrimonio ereditario, complessivamente stimato in 500 milioni, era stato diviso nel 2017 dopo la morte dell’unica figlia, Carmen Franco.