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Tranne rarissime annate fortunate (dovute, per lo più, a calendari favorevoli e scontri diretti) il calcio italiano in Europa, in Champions (EL e Conference sono competizioni parrocchiali), è morto e sepolto. Quest'anno abbiamo assistito al degrado del degrado. Milan e Juve, che un tempo tenevano più o meno alta la bandiera dell'Italia in Europa, uscite contro squadre di (poco più che) dopolavoristi olandesi. Fino ai primi anni 2000, una squadra tra una top italiana e un'olandese sarebbe finita tanto a poco. Ora non riusciamo a scamparla nemmeno su sfide da 180 minuti. Una roba mai vista. Il calcio è ciclico, vero, ma ormai abbiamo raggiunto vette di schifo che è davvero difficile pensare ad una possibile inversione di tendenza da qui ai prossimi anni. L'ingresso delle proprietà straniere (con la caduta dei grandi imprenditori italiani e l'addio degli Agnelli alla Juve) ha finito di devastare un movimento che era già in crisi nera da tempo. L'unica squadra che riesce a mantenere un minimo di competitività (ma solo grazie ad una dirigenza che, ahinoi, capisce di calcio) è l'Inter, che in ogni caso non ha nessuna chance di vittoria a meno di clamorosi miracoli. Da anni parliamo di calcio italiano all'ammazzacaffè. La maggior parte delle partite della Serie A ormai è assolutamente inguardabile. All'estero, i diritti televisivi non li vogliono manco gratis. Credo che siamo ormai giunti al canto del cigno. Noi fortunati abbiamo vissuto gli anni '80, '90 e primi 2000 che ci hanno fatto godere da matti a livello di tifo. Ma sono tempi che non torneranno mai più. L'abisso tra noi e gli altri ormai non è più colmabile. Solo un cataclisma altrui, forse, potrebbe farci tornare competitivi.